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Kenya Isole sconosciute

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In Kenya una moltitudine di isole, lungo la costa dell'Oceano Indiano e nel lago Vittoria, sono sconosciute ai più. Gulliver è andato alla scoperta di queste oasi incontaminate, circondate da una miriade di parchi naturali tra i più piccoli e più grandi dell'Africa.

Testo di Nella De Angeli

Takawiri, l'isola dell'incontro, Chale e Wasini tappezzate da giardini di corallo sono le mete ideali per chi cerca il relax, la privacy e uno svago alternativo in un Kenya troppo poco conosciuto.
Takawiri si trova nel bel mezzo del lago Vittoria tra Kenya, Uganda e Tanzania ed è l'ultima destinazione per gli amanti della quiete e della natura; si può passeggiare lungo la spiaggia all'ombra di un bellissimo palmeto o godere la frescura dalle ventilate verande dei bungalow. Chale, isola su cui sbarcò nel '500 tale Carlis Pablis taumaturgo di origine portoghese dal cui nome sarebbe derivato quello dell'isola, si trova a soli 100 metri dalla costa sull'Oceano Indiano. Gli abitanti hanno fatto del Pablis un Robinson Crusoe e considerano sacro il luogo dove Chale babu visse. Panoramici scorci, da cui si osserva l'Oceano Indiano, fanno dimenticare presto le ben più famose spiagge tropicali. Di Wasini, quasi al confine con la Tanzania, e della serie di isole coralline e scogli che la circondano, è stato scritto che fa parte dell'area più strabiliante della costa dell'Africa orientale. Ma non è solo uno slogan promozionale.

Tutte queste destinazioni si possono raggiungere, via aerea da Nairobi con un volo per Kisumu nel caso si scelga Takawiri, per Mombasa negli altri due. Gulliver, ha prediletto un mezzo via terra che ha permesso di attraversare il vero Kenya con i suoi parchi tra i più grandi e i più piccoli dell'Africa. Pensiamo, ad esempio, ai parchi limitrofi al lago Vittoria, quali Kakamega Forest, ultimo scorcio di una foresta equatoriale che tagliava l'Africa in due, la palude di Saiwa, di soli 2 chilometri quadrati, il Monte Elgon con i suoi 3550 metri d'altezza e la sua foresta di bambù popolata da elefanti e bufali. Un Kenya verde dominato da montagne, le cui cime sono spesso avvolte nelle nebbie tanto da sembrare sospese in aria, da grotte come la Kitum Cave e da verdeggianti vallate collinose in gran parte coltivate a tè e caffè.
Non si può dimenticare la spettacolare Rift Valley, che si raggiunge da Nairobi dopo aver superato Naivasha in direzione nord-ovest, tappezzata di laghi piccoli e grandi: il Naivasha, l'Elementaita, il Nakuru, il Bogoria e il Baringo. Laghi che fanno parte di omonimi parchi nazionali, destinazioni obbligate per studiosi, ornitologi e amanti della natura in genere.

I pori della Rift Valley

Il sepolcro, come Eduard Suess definì nel 1891 la Rift Valley, è una enorme spaccatura della terra che entra in Kenya dall'Etiopia, e lo taglia verticalmente in due per proseguire ancora il suo cammino in Tanzania. Dal lago Turkana a nord fino al Magadi, a sud, tutta questa barriera, è disseminata di numerosi laghi, che sembrano i pori da cui questa terra può respirare.
Il parco nazionale di Naivasha è l'unico in Kenya dove si possono compiere escursioni a piedi. Una volta raggiunta, con una piccola imbarcazione a motore, Crescent Island, l'isola mezzaluna, si passeggia a poca distanza da zebre, giraffe e antilopi, mentre perlustrando con la barca le rive si possono vedere, pellicani, aironi e fenicotteri, come pure gli ippopotami.
Affascinante quanto il Naivasha è il lago e parco di Nakuru. Accanto a antilopi, facoceri, babbuini e splendide giraffe si può avere la fortuna di vedere il rinoceronte nero e quello bianco. Sul rinoceronte nero e sulla sua sorte si potrebbero scrivere tante cose; qui basti dire che tra il decennio tra il '70 e l'80 questa parte d'Africa ha perso il 90% della popolazione dei rinoceronti. In Kenya, e in particolare nel parco dello Tsavo vivevano oltre 7000 esemplari; oggi in tutto lo stato si contano meno di 500 rinoceronti. La caccia spietata imperversata per anni anche in Kenya era rivolta al preziosissimo corno del rinoceronte. E tonnellate di corna venivano esportate nel vicino oriente, soprattutto nello Yemen che tra il 1972 e il 1978 ha importato 28 tonnellate di corna, approssimativamente il 40% di tutto il mercato. Osservando questo grosso mammifero, il più strano dei big five, che bruca l'erba e trasporta disinvoltamente il suo lunghissimo corno e ne fa giusto vanto non si può che pensare alla stranezza della natura e a quanto sia giusto rispettarla.
Il lago Bogoria, 107 chilometri quadrati di riserva tra i 1000 e i 1600 metri d'altezza, è semplicemente straordinario. Geyser di acqua calda alimentati da immensi calderoni naturali di acqua che si trovano poco al di sotto della superficie terrestre, fuoriescono con violenza attraverso le croste del suolo sotto forma di vapore acqueo, mentre milioni di fenicotteri da alcuni anni arrivano puntualmente ogni giugno sulle sue rive. Il Bogoria ha strappato il primato al fratello Nakuru ed è oggi il nuovo lago rosa del Kenya, uno dei luoghi che maggiormente ci ha incantato e stupito. Non solo i fenicotteri ma anche molti marabù, gru coronate e kudu popolano le vicinanze assieme a qualche pastore locale con le sue greggi. Sugli alberi si appollaiano babbuini, aquile e uccelli di ogni tipo.
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Dai laghi alle estesissime coltivazioni di tè che fanno del Kenya uno dei maggiori produttori mondiali, di caffè e di sisal agave da cui si ricava una fibra utilizzata anche per l'intreccio delle tipiche borse kenyote. Non ho conosciuto donna italiana che abbia visitato il Kenya e che abbia resistito all'acquisto di queste tradizionali borse, ricordo di una terra che può ancora regalare autentiche sorprese.
Tutto questo girovagare per scoprire il Kenya dei kenyoti fermandosi nei villaggi dei Samburu, dei Pokot, dei Kikuyu, dei Luya e della miriade di tribù, circa 40, che assieme ad arabi, europei e asiatici formano la popolazione del Kenya con i suoi 25 milioni di abitanti. Visitare i coloratissimi mercati dei villaggi e i bei negozi della capitale ci consente di trovare stoffe, bracciali, borse, cappelli, ciabatte, maschere etc.. Un artigianato originalissimo che al gusto locale per il colore ha aggiunto spesso la raffinatezza del nostro design, ottenendo dei pezzi talvolta molto pregiati e per questo anche costosi.

L'isola dell'incontro

Non eravamo mai stati prima di quest'anno a Takawiri Island, ma ci è bastato approdare sull'isola, al Takawiri Resort per capire che essa è un angolo di Africa ancora intatto e di straordinaria bellezza.
E' l'isola più grande del Lago Vittoria che si può raggiungere da Kisumu con una crociera di qualche ora, oppure da Mbita con l'utilizzo di un dhow, tipica barca locale in legno, in poco meno di mezz'ora. Abbiamo optato per la seconda. Cifre dettagliate a parte questo è un territorio da guiness dei primati: il lago Vittoria è il secondo maggior lago d'acqua dolce del mondo con i suoi quasi 70 mila chilometri quadrati di estensione. Favorendo un clima mite e dando origine a continue piogge ha fatto sì che quest'area sia la più produttiva e popolata del paese, anche se è dal punto di vista turistico la meno frequentata.
A Mbita troviamo Marco e Bruna, kenyoti di adozione, che si occupano della gestione dell'unico resort presente sull'isola e che ci accompagneranno nelle nostre escursioni. Marco non perde occasione alcuna per decantare la particolarità di questa isola e con lui ci affrettiamo a perlustrarla non appena giunti a destinazione. Bellissima la bianca spiaggia ombreggiata da un rigoglioso palmeto e da banani, papaye, ficus e manghi.
4 chilometri quadrati ricoperti da una natura intatta popolata da cormorani, falchi, ibis e pellicani; c'è il martin pescatore, l'aquila pescatrice, l'anatra egiziana e ancora una varietà sorprendente di uccelli.
Le acque sono ricche di pesce e di fatto la pesca è la principale attività degli abitanti dell'isola. Tilapia e persico del Nilo che pesano fino a 60 chilogrammi sono pescati con una certa facilità. Bruna, che ci ha preparato un cocktail rinfrescante, ci suggerisce di salire sulla collina che sovrasta il resort per aspettare il tramonto. Non ci saremo mai potuti immaginare lo spettacolo a cui avremo assistito di lì a poco.
Tanzania da una parte e Uganda dall'altra, le colline Gwasi e Kaksinghi, il colore dell'acqua, le nuvole portate dal vento che si fanno sempre più rosse, il palmeto sotto di noi, i pescatori con le loro canoe hanno creato un quadro difficile da dimenticare. In compagnia dei falchi che dominano il paesaggio dalle cime degli alberi, si guarda a destra e a manca stupiti da quello scatenarsi delle forze della natura che svanisce col tramonto del sole. E ora sulla veranda possiamo godere del vento che muove la fronde delle palme in un piacevole fruscio e attendere l'oscurità. Ma i giorni di relax e di passeggiate al villaggio dei Suba, 20 minuti di distanza dal resort, sono destinati come tutte le cose belle a durare troppo poco. Non ci resta che salutare gli amici Bruna e Marco e complimentarci col proprietario per aver saputo preservare e allo stesso tempo creare un'oasi di pace su un'isola meravigliosa.

Un parco straordinario

La costa ci attende, ma non arriveremo là se non dopo aver fatto una sosta nel Masai Mara. Ogni volta che torniamo in Kenya non possiamo rinunciare a una escursione in quello che è uno dei parchi più noti del Kenya. Eppure ogni volta il parco è diverso. Sarà perché ogni stagione cambia il paesaggio facendolo passare dal verde della stagione delle piogge (tra novembre e gennaio e tra marzo e maggio) al dorato della stagione secca, sarà perché non sempre si ha a disposizione tempo per godersi con una certa calma la grandiosità della natura, sarà perché andando nella stagione delle piogge brevi (luglio-agosto) si può assistere ad uno spettacolo che è stato definito tra i più entusiasmanti della terra: la migrazione di migliaia di gnu e zebre che arrivano nel Masai Mara dal Serengeti, in Tanzania. In questi mesi la popolazione animale del Masai Mara passa da circa mezzo a un milione e mezzo di esemplari. Ma tutti gli animali si incontrano nel Masai Mara, dai felini agli scontrosi e poco affidabili bufali e ai tranquilli (ma solo finché non avvertono pericolo di intromissione nel proprio territorio) ippopotami che vivono nel fiume Mara in compagnia di arzilli e temibili coccodrilli nilotici.
Non è troppo dire che in Kenya ogni stagione regala una nuova emozione. A novembre, per esempio, le rive del Nakuru si tappezzano di milioni di nidi a torre dei fenicotteri che vengono qui a riprodursi. In agosto sul Bogoria può capitare di ritrovarsi nel bel mezzo di un violentissimo temporale e assistere a scene indescrivibili come quella che abbiamo vissuto noi. L'azzurro cielo del mattino che comincia a oscurarsi preannunciando il temporale e facendo decollare quel milione di fenicotteri in un istante. Sono scomparsi in un baleno, non si sa dove, dietro le montagne ma l'indomani, di buon'ora erano tornati sul lago. Mistero!

La costa: Chale e Wasini Island

Chale Island si trova a soli 12 chilometri a sud di Diani, sulla costa meridionale del Kenya. Al porticciolo, distante dall'isola un centinaio di metri si attende l'arrivo del trattore mentre si ammira un maestoso baobab. La guida ci dice che sotto il gigantesco albero sarebbe stato sepolto Chale babu, padre Chale, divenuto famoso tra le popolazioni Digo perché capace di preparare medicamenti a base di erbe davvero prodigiosi. In pochi minuti il poderoso mezzo è arrivato a riva. E' un trattore, di quelli che si utilizzano per arare i campi: traina una carrozza, stile far west, coperta da un telo azzurro. Durante il momento della bassa marea, infatti, l'isola non si può raggiungere se non col trattore. La barca motorizzata in legno è, invece, utilizzata durante l'alta marea. Ridacchiando simpaticamente,
saliamo sulla carrozza mentre ammiriamo la piccola isola coperta di rigogliosa vegetazione da cui fa capolino, qua e là, il tetto in paglia dei bungalow. L'isola ha un'estensione di soli 226 metri quadrati, ha una spiaggia privata di sabbia bianchissima dove si può passeggiare per godere quietamente della brezza del mare e dei profumi della vegetazione. L'isola è stata aperta ufficialmente nel 1992 ed è stata definita un paradiso "out of this world", fuori dal mondo. I bungalow sono sovrastati da due penthouse di quattro piani ciascuna. Dal balcone della suite della penthouse, quello all'ultimo piano, si apprezza lo scenario creato dall'Oceano Indiano che frange le sue onde sugli scogli corallini modellati in una miriade di sorprendenti fogge. Non solo luogo di pace per i viaggiatori, ma habitat ideale per una moltitudine di animali come babbuini, colobi, porcospini, dik-dik e di uccelli, tra cui merita menzione la temibile aquila pescatrice. Ci viene da credere che ciò che Chale babu vide non doveva essere molto dissimile da ciò che noi ora stiamo osservando. E' vero, un terzo dell'isola è occupato dall'albergo con le sue tende e gli appartamenti, la piscina e lo work shop dove abili falegnami restaurano il mobilio in gran parte proveniente da Zanzibar, ma l'ambiente è stato perfettamente rispettato. Tutto l'arredamento, i mobili con le fini decorazioni, le porte e i coloratissimi vasi, finiscono per esaltare la bellezza di questo posto. Passeggiamo al tramonto per raggiungere un balcone aperto sull'Oceano, immaginare i primi esploratori e sognare di poter vivere sempre con quella sensazione meravigliosa di quiete che il vento ci sta portando.

Di meraviglia in meraviglia per approdare a Wasini, salpati dal porticciolo di Shimoni, su un dhow di legno che si chiama Tom Tom. Queste grosse imbarcazioni venivano utilizzate, e lo sono tuttora, quali navi da carico per il commercio verso il vicino Oriente e per la pesca di tonni e di barracuda. Tom Tom aveva fatto le stesse rotte ma, abbandonato, rischiava di trasformarsi in un bel falò. Sono stati i subacquei della Scuba School International, sotto la spinta di Mario Scianna, manager del centro a Diani, a restaurarlo egregiamente.
La bassa marea porta in superficie anfratti, grotte naturali e la barriera corallina e rende la costa kenyota piacevolmente selvaggia, in una mistura di spiagge bianche, acque cristalline e verdeggiante vegetazione.
Dopo una salutare nuotata la pausa pranzo per gustare i giganteschi granchi che si pescano qui, è d'obbligo. La cosa più curiosa sono gli "schiacciagranchi". Agli ospiti si dà un piatto circolare piano in legno e un martello sempre in legno per distruggere la corazza del crostaceo. Ma Wasini è singolare per il suo coral garden, il giardino di corallo, dove centinaia di formazioni coralline color grigio fumo si stagliano dal suolo in una sorprendente varietà di forme e si lasciano ammirare mentre si passeggia accanto a loro. Immaginate la sensazione dei non-subacquei che finalmente possono avere un'idea dei bellissimi coralli senza dover nuotare. I coralli sono però morti e quindi non colorati se non dal verde strato di citronella prodotto dall'acqua che invade di tanto in tanto il prezioso giardino. Per i subacquei, invece, la barriera corallina che corre parallelamente alla costa, interrompendosi soltanto all'altezza degli estuari dei fiumi è un paradiso tutto da esplorare. La temperatura dell'acqua non subisce forti escursioni durante l'anno passando dai 29 gradi centigradi in marzo ai 25 in settembre e questa è una delle condizioni per lo sviluppo del corallo la cui crescita richiede luce, acqua con alto contenuto di ossigeno e una tiepida temperatura.

Sono Mario e Rosaria, che raggiungiamo alle sede SSI eastern Africa, che ci raccontano dell'origine di questo giardino di corallo e degli altri sparsi sulle vicine isole. Qualche migliaio di anni fa le isole formavano con la terra d'Africa un unico territorio da cui si sarebbero staccate a causa di violenti terremoti. L'abbassamento del livello del mare e il prosciugarsi dei reef corallini hanno permesso lo sviluppo della terraferma mentre tutte le isole di questo piccolo arcipelago sono derivate dalla fossilizzazione dei coralli e sono di recente origine.
Qualcuno ha detto che questa è una delle aree più strabilianti della costa africana, e noi dobbiamo dargli ragione. In un paio d'ore, di più se le soste fotografiche richiedono pazienza, si può visitare l'isola 17 chilometri quadrati, 5 di lunghezza e 1 di larghezza e fermarsi con i pescatori che rientrano al tramonto con i dinghi pieni di pesce.
Il rientro sul dhow a Shimoni è molto rilassante e possiamo godere la brezza del mare. Shimoni nella lingua locale significa "il luogo della buca" trovandosi qui una caverna lunga 15 chilometri dove venivano imprigionati gli schiavi prima del loro smistamento a nord e a ovest. Da qui a Diani è tutto un susseguirsi di piccoli villaggi sulla strada e di piantagioni di cocco. A Diani la visita alla moschea Mwana del XV secolo nei pressi dell'estuario del Tiwi e al gigantesco baobab, 22 metri di circonferenza, vicino all'albergo Trade Winds occupano buona parte della giornata. Come pure la visita della bellissima Mombasa, la seconda città del Kenya in termini di grandezza e della sua Old Town. La città vecchia che racconta la storia dei traffici per l'Oriente e della dominazione portoghese testimoniata dal cinquecentesco Fort Jesus. Ma la sera Mombasa offre una romantica crociera a bordo del Tamarind dhow, dove si degustano le specialità locali preparate sulla grande barca in legno mentre si naviga nella baia.

Il più grande parco del Kenya e una tra le maggiori riserve del mondo

Non è possibile partire dal Kenya dopo aver visto il più piccolo parco d'Africa che è quello di Saiwa, senza aver visto il più grande che è lo Tsavo, a poche ore di macchina da Mombasa. Il parco che copre oltre 21 mila chilometri quadrati, poco meno dell'Emilia Romagna, occupa il 4% della superficie del Kenya. Ed è questo un altro guiness dei primati se si pensa che negli Stati Uniti solo l'1% del territorio è riserva naturale. In poco più di due ore di tranquillo viaggio in auto, sulla superstrada Mombasa-Nairobi, si arriva in questa savana il cui orizzonte sembra irraggiungibile. Gli animali sono gli stessi degli altri parchi, ma qui gli elefanti non sono grigi come quelli del Masai Mara. Si ricoprono di fango e diventano rossi come la terra che caratterizza il parco. Quelle piste rosse come il sangue hanno un fascino unico e gli animali che vediamo, le giraffe, gli struzzi, i coyote ci sembrano così diversi dagli altri. Scherzi della natura. Merita rimanere qui almeno una notte, alloggiare al Satao Camp, nello Tsavo East e osservare gli animali anche di notte, quando le luci del campo tendato illuminano un piccolo lago nelle vicinanze dove si riuniscono gli animali della savana.
(n.d.a)


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